Conto trading vs banca tradizionale: cosa conviene per investire in azioni

2 Dic 2025

Molti iniziano a investire chiedendo alla propria banca. È comodo: hai già il conto, fai tutto da lì. Il problema è che la comodità spesso la paghi cara in commissioni e poca flessibilità.

Qui mettiamo uno di fronte all’altro conto trading su broker specializzato e conto titoli in banca tradizionale, così smetti di andare a intuito.


1. Costi di esecuzione degli ordini

Banca tradizionale

  • commissioni fisse per ordine spesso tra 5 e 15 €;
  • eventuale canone annuo sul dossier titoli;
  • spread di mercato standard.

Broker online specializzato

  • spesso 0 € di commissioni dirette su azioni/ETF, con guadagno incorporato nello spread o in altri costi;
  • niente canone sul conto trading;
  • maggiore trasparenza su commissioni accessorie.

Se investi somme piccole (es. 200–500 € a botta), 10 € di commissione a trade ti mangiano una fetta enorme del capitale.


2. Mercati e strumenti disponibili

Banca

  • spesso accesso solo a mercati principali (Italia + qualche borsa estera);
  • limitata scelta di ETF tematici/settoriali;
  • raramente CFD o prodotti più avanzati.

Broker

  • ampia scelta di azioni globali, ETF, indici, materie prime, criptovalute, CFD;
  • possibilità di diversificare subito il portafoglio con pochi click.

Se vuoi un portafoglio internazionale serio, la banca tradizionale di solito ti sta stretta.


3. Piattaforma e user experience

Banca

  • interfacce nate per i bonifici, non per tradare;
  • pochi strumenti grafici e dati in tempo reale;
  • mobile app spesso minimale sul lato investimenti.

Broker

  • piattaforme nate per il trading: grafici, liste preferiti, alert, ordini avanzati;
  • app mobile pensate per gestire il portafoglio in tempo reale;
  • conto demo per testare tutto senza rischiare.

Se ti viene mal di testa solo a guardare la schermata titoli della tua banca, la differenza la senti subito.


4. Commissioni e costi nascosti

Con i broker specializzati devi controllare:

  • spread;
  • costi di cambio valuta;
  • eventuali commissioni overnight (se usi CFD);
  • commissioni di inattività.

Con le banche:

  • commissioni per operazione;
  • canone deposito titoli;
  • costi di trasferimento titoli verso altri intermediari.

Il punto non è chi “sembra” più economico, ma quanto paghi davvero ogni anno con il tuo modo concreto di investire.


5. Fiscalità e comodità del regime

  • Molte banche operano in regime amministrato: trattengono le tasse sulle plusvalenze e compensano minus/plus automaticamente.
  • Molti broker esteri operano in regime dichiarativo: sei tu (o il tuo commercialista) a gestire quadro RW, RT ecc.

Se non hai voglia di gestire dichiarazioni complicate, questo aspetto pesa quanto le commissioni.

Questo paragrafo è solo informativo e non sostituisce la consulenza fiscale di un professionista abilitato.


6. Allora cosa conviene?

In pratica:

  • Capitale piccolo/medio, voglia di imparare, orizzonte di lungo periodo ⇒ in genere un broker online specializzato è più efficiente.
  • Profilo totalmente passivo, zero voglia di cambiare abitudini, capitali elevati, magari già seguiti da private banker ⇒ la banca tradizionale può restare comoda, ma spesso più costosa.

Se vuoi un approccio razionale, confronta 2–3 broker con i loro listini commissioni e mettili accanto alla tua banca. FinanceCompare ti serve esattamente per questo: togliere la nebbia e farti vedere i numeri, non le impressioni.

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