“0 commissioni” è lo slogan più abusato nel trading online. La realtà è che i costi ci sono sempre, solo che cambiano forma. Se non li capisci, ti mangiano il rendimento senza che te ne accorga.
1. Spread
Lo spread è la differenza tra prezzo di acquisto (ask) e vendita (bid).
Esempio banale:
- compri EUR/USD a 1,1002
- il bid è 1,1000
- spread = 0,0002
Sui CFD e sul forex è spesso la voce di costo principale.
Più fai operazioni frequenti, più lo spread pesa.
2. Commissioni fisse per ordine
Su molte azioni/ETF reali trovi:
- commissione fissa per trade (es. 1–5 €);
- oppure percentuale sul controvalore.
Altri broker eliminano la commissione diretta ma guadagnano sullo spread, su servizi premium o su altre voci di costo.
3. Commissioni overnight (swap)
Se usi CFD, ogni posizione tenuta aperta oltre la giornata di solito:
- genera un costo overnight (interesse sul capitale preso in prestito);
- raramente può essere un accredito, ma di norma è un costo.
Chi fa trading “mordi e fuggi” ignora queste voci e poi si stupisce del saldo che non torna.
4. Commissioni di inattività
Molti broker prevedono:
- una fee mensile dopo X mesi senza operazioni o accessi;
- importi tipici 5–10 €/mese.
Non è un problema se sei attivo, ma è un massacro se lasci 200 € nel conto e non lo usi più.
5. Costi di deposito e prelievo
- bonifici spesso gratis o quasi;
- carte o e-wallet possono avere piccole fee;
- alcuni broker assorbono il costo in cambio di margini su altre voci.
Leggi sempre la pagina “Tariffe/Fees” del broker, non la brochure marketing.
6. Come confrontare davvero le commissioni
Fai un esempio concreto:
- quanti trade al mese prevedi (azioni/ETF/CFD)?
- dimensione media di ogni ordine?
- quanto spesso tieni posizioni CFD overnight?
Poi costruisci un mini-scenario con 2–3 broker e calcoli i costi annui.
FinanceCompare ti aiuta a restringere la lista a pochi conti trading competitivi; la scelta finale va fatta sui numeri, non sugli slogan.






